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Il commissario Ricciardi è protagonista indiscusso della scena criminale della Napoli degli anni Trenta, capace di risolvere ogni caso con tali abilità e precisione da sconcertare colleghi e istituzioni. Ma questa sua capacità si dice sia innaturale, dettata addirittura dal demonio. E piace a pochi. Perché Ricciardi vede i morti e ne coglie l'ultimo pensiero, interrotto a metà da una morte violenta. Un'abilità divinatoria, quasi magica. Eppure a volte neanche questi mezzi sembrano bastare di fronte al mistero di certi crimini. È iniziato un autunno piovoso, Napoli è sotto una coltre di nuvole e nebbia. Nella settimana dei Morti viene trovato il cadavere di un bambino. Si chiama Matteo, Tettè per tutti. Uno dei tanti scugnizzi che vivono di espedienti nei vicoli della città. A prima vista, sembra morto di stenti, ma presto si scoprirà che forse la morte è stata causata da altro. Ricciardi indaga, ma le condizioni non sono facili. Le autorità fermano ogni tipo di inchiesta perché sta per arrivare in città Benito Mussolini. Al commissario toccherà indagare in modo clandestino, e soprattutto senza poter contare su alcuno dei suoi indizi perché sul luogo del delitto stavolta non vede né sente niente. A questo punto un interrogativo: ha esaurito il suo dono, la sua condanna, oppure il bambino non è stato ucciso lì?